Non profit

Tsunami. Dopo le ong parlano i politici. L’attacco di An: Bertolaso stai al tuo posto

Il sottosegretario agli Esteri Mantica mette nel mirino la protezione civile: "Anche noi siamo bravissimi a erogare fondi" (di Stefano Arduini e Antonietta Nembri).

di Redazione

Effetto sasso nello stagno. Lo tsunami segna un punto di non ritorno anche nella politica nostrana. In caso di catastrofi umanitarie, quale deve essere lo schema d?intervento del nostro Paese? Come conciliare il nuovo protagonismo del dipartimento di protezione civile con la ?sovranità territoriale? appannaggio della Cooperazione allo sviluppo del ministero degli Esteri? E ancora quale ruolo giocheranno le ong? Interrogativi cruciali che Nino Sergi, presidente di Intersos, ha lanciato dalle colonne dello scorso numero di Vita e che sono subito rimbalzati nei corridoi del Palazzo. Dove presto è tirata aria di tempesta. Alla Farnesina il sottosegretario in quota ad An, Alfredo Mantica, dopo aver affrontato l?argomento in aula spiega che «se la protezione civile funge da semplice erogatore di fondi, questo è un mestiere che sappiamo fare benissimo anche noi». Bertolaso quindi farebbe meglio a occuparsi di altre questioni, «l?intervento del Dipartimento fuori dalle frontiere nazionale è giustificato solo per brevissimi periodi e soprattutto sotto l?ombrello delle agenzie dell?Onu, come il Pam o l?Unhcr. Questo mi sembra pacifico ». Quanto alle ong «la loro mission sono gli aiuti di cabotaggio ridotto, mirati a migliorare la vita di piccole comunità». Ancora più netto il taglio del suo collega di partito Gian Paolo Landi di Chiavenna che, sciabola alla mano, non nasconde di vedere di sguercio le missioni estere di via Ulpiano: «il loro compito è provvedere alla sicurezza e alla tutela ambientale del territorio italiano». A spostare il mirino di An dal bersaglio Bertolaso, oltre al sostegno scontato di Forza Italia, ecco Luca Volontè (Udc) che sposa in toto il ruolo di playmaker affidato alla protezione civile: «Mi è sembrata la soluzione migliore. In quel momento bisognava dimostrare riflessi prontissimi. Non c?erano alternative». Lo schema tsunami potrà diventare un modello da riproporre in futuro? «L?importante è che siano assicurate trasparenza e coinvolgimento delle ong», risponde Volontè. Un chiodo su cui batte anche Luciano Vecchi (Ds), secondo il quale «le sigle del privato sociale devono essere maggiormente coinvolte, senza che la protezione civile espropri compiti che non le spettano». Si dichiara invece apertamente «deluso» dal coinvolgimento del dipartimento Fiorello Provera (Lega), presidente della commissione Esteri e dell?ong in camicia verde, Copam. «Non voglio togliere nulla all?efficacia e alla professionalità di Bertolaso, che non è in discussione, ma quella che si è creata è una situazione illogica generata dal fatto che con questa legge il ministero degli Esteri ha le mani legate. Il primo intervento normativo del dopo tsunami dovrebbe proprio puntare a rendere la Cooperazione allo sviluppo molto più reattiva ed efficiente». Questo dunque il panorama politico che si apre davanti agli occhi guardando a valle. Ma c?è anche chi guarda a monte. Lapo Pistelli, europarlamentare della Margherita, e Ramon Mantovani, di Rifondazione Comunista. Entrambi ben poco ammorbiditi dall?annuncio della protezione civile che, tramite comunicato, ha reso noto che sabato 5 marzo «è stata posta la prima pietra del nuovo ospedale di Kinniya, nel Sud-Est dello Sri Lanka, e il giorno prima era stato dato il via al progetto di una scuola di primo e secondo livello a Hikkaduwa». Ed entrambi fermamente contrari ad una raccolta fondi pubblica. Il pollice verso di Mantovani si riassume in una provocazione («ogni notte sogno uno Stato che faccia la colletta per le spese militari e dedichi la fiscalità generale al finanziamento della cooperazione»), mentre Pistelli trova difficile da digerire «un fund raising di Stato in un periodo in cui tutti si riempono la bocca con la parola sussidiarietà».

Stefano Arduini Antonietta Nembri

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